giovedì 12 aprile 2012

RECENSIONI LOCALI: GELATERIA GECO

Il 40% delle vendite di Gelato è concentrato in estate. A Tricase, la gelateria Geco prova a smentire questo dato con una proposta camaleontica: dai mignon alla pasticceria gelato alla yogurteria.
Inaugurata lo scorso marzo, si trova in via Marina Porto. Il locale è arredato con gusto e dà una piacevole sensazione di freschezza e pulizia. Apprezzabile sopratutto il laboratorio "a vista", che rende un' idea di affidabilità. Recensisco questa gelateria ragionando non tanto sul modello di business (che ci auguriamo lo diventi), quanto sulla idea e lungimiranza di Antonella ed Annalisa, le due sorelle titolari dell' attività.
 In verità quello del gelato è un mood che in molti tentano di cavalcare, ma nel caso della Gelateria Geco l' attenzione alla selezione delle materie prime può essere notata da chiunque, basta dare un' occhiata, come detto, al laboratorio a vista dove fanno bella mostra di sè la frutta e le uova fresche. Ed al momento, i numeri sembrano dare ragione ad Annalisa ed Antonella.
 Fra i vari gusti di gelato proposti, non mancano idee originali, come il gelato al fico, in verità non troppo bello alla vista, ma ottimo al gusto, come del resto tutti gli altri gusti alla frutta, che al palato danno la sensazione di gustare dei veri e propri frullati.
 Completano il tutto la competenza e la giovialità delle due gelataie, sempre pronte ad illustrare il proprio operato anche sul piano tecnico, e questa è una caratteristica veramente rara che fa piacere riscontrare.

sabato 17 marzo 2012

KING ALFONSO - non I.B.A.

Categoria: soft drinks; after dinners

Ingredienti: Khalua o altro liquore al caffè,  5 cl; panna montata; ghiaccio

Bicchiere: old fashioned

                                       PREPARAZIONE
Versare il liquore al caffè in un bicchiere old fashioned, con ghiaccio, e colmare con panna montata, facendola scorrere sul dorso di un cucchiaio in modo da formare due strati distinti. Servire senza mescolare

                                   STORIA E CURIOSITA'
 Il King Alfonso è un cocktail che si ritiene intitolato al re di Spagna Alfonso XIII. Faceva parte dei cocktail ufficiali IBA nella classificazione del 1987. Attualmente non rientra nel ricettario I.B.A., ma rimane un classico, forse poco conosciuto, ma dall' indubbio appeal

martedì 13 marzo 2012

QUANDO BERE E' UN' ARTE

Plenus venter facile de ieunis disputat. Lo scriveva San Girolamo, uno che  se ne intendeva, spiegando che a stomaco pieno, si ragiona meglio. Ma noi, che modestamente, pure ce ne intendiamo, potremmo aggiungere che, con una buona bevanda da sorseggiare, ci si trova a discutere ancora meglio.
Al piacere della tavola va accomunato giocoforza il buon bere, e così come nel mangiare esiste una evidente distinzione fra il placare lo stimolo della fame ingerendo alimenti o degustare il cibo per apprezzarne la raffinatezza, senza necessariamente avere fame, altrettanto si può qualificare diversamente la bevuta che si fa per cacciare la sete, da quella centellinata di una bibita o di un buon liquore.
 Si tratta, come si sa, di esigenze antiche dell' uomo, desideroso di gustare in ogni ambito piaceri raffinati e magari sconosciuti alle masse, inseguendo la cura del corpo, il vestire bene, l' adornare sè stesso e la propria casa con monili ed opere artigianali, lo studiare abbinamenti gastronomici ed, ovviamente, preparare bevande piacevoli e spesso inebrianti.
 Questa necessità di consumare cibi e bevande diversi e raffinati, in meditazione solitaria od in piacevole compagnia, è talmente antica da trovarne testimonianza persino nei reperti archeologici di popoli antichi che raffiguravano le divinità intente a consumare alimenti ben differenti da quelli in uso ai comuni mortali.
 Ma se agli dei erano riservate ambrosia e nettare, anche gli uomini si distinguevano in categorie sociali ben marcate con abitudini alimentari variabili sia per disponibilità economica che in base al livello culturale. Ancora oggi, se ci fermiamo un attimo a rifletterci, funziona così.
 Si potevano, in un certo senso, selezionare alimenti per le divinità, cibi per nobili, per filosofi e poeti, per lavoratori manuali, nonchè bevande adatte alle varie categorie.
 Ai giorni nostri, la ricerca di un qualcosa di forte da bere, che nello stesso tempo regali momenti di piacere gustativo e psicologico, è una parte importantissima di chi fa, per professione, il barman, il quale, nel momento in cui si ingegna a selezionare o a creare bevande adatte a persone e situazioni diverse, pratica senza dubbio una forma d' arte.

domenica 4 marzo 2012

BLOODY MARY (I.B.A.)

categoria: Anytime drinks-Long Drink

Ingredienti: 
succo di pomodoro 9cl (6 parti)

vodka 4,5 cl (3 parti)
succo di limone 1,5 cl (1parte)

salsa worchester, tabasco, sale di sedano, sale, pepe

               preparazione
miscelare in uno shaker, con ghiaccio, vodka, succo di pomodoro e succo di limone, con due gocce di salsa worcester, un goccio di tabasco, sale, pepe e sale di sedano. Alcuni aggiungono due gocce di angostura, ma personalmente la sconsiglio. Servire in un tumbler alto con ghiaccio in cubetti. Condire con un rametto di sedano e servire con due cannucce lunghe. In alternativa allo shaker, il Bloody Mary  può essere preparato in un mixing glass  o direttamente nel bicchiere.

   
               consigli ed accorgimenti
1) Il pomodoro: sostituendo un succo pre confezionato con un frullato fresco di pomodoro, sicuramente otterremo un risultato qualitativamente superiore in tutti i sensi.

2) Il sale: non usate in sale comune procuratevi il sale di sedano.

3) Il ghiaccio: sempre abbondante.

4) Condimento: attenzione alla calibrazione dei condimenti, in particolar modo del succo di limone e del sale


                        STORIA, CURIOSITA' E VARIANTI
Il Bloody Mary è uno dei grandi classici che oggigiorno viene riscoperto e sempre più richiesto dagli intenditori ed amanti del buon bere.

Il cocktail Bloody Mary è considerato un aperitivo, e una certezza c'è l’ha. Fu reso famoso e celebre, da un barman, la cui carriera partì da Parigi presso il “New York Bar” divenuto poi “Harry ’s Bar” nei ruggenti anni 20.

Il suo nome era Fernand Petiot, (Pete) nato a Parigi il 18 febbraio del 1900. Una cosa non è però certa, su chi veramente abbia avuto l’idea di inventarlo. Una prima storia parla del 1920/1921, per l’anno di nascita di questo drink, da parte di Petiot presso il New York Bar di Parigi, frequentatissimo da Americani, quindi l’idea potrebbe essere stata data da qualche cliente Americano, pare che la ricetta prevedesse solo succo di pomodoro e vodka, a detta dello stesso Petiot, ma nel 1920 non era stato ancora prodotto il succo di pomodoro in lattina, il quale farà la sua comparsa tra il 1926 e il 1928, e nel 1928 Petiot emigrò in USA.
Al riguardo esistono altre leggende, miste a storie, alcune documentate, come affermato in una intervista rilasciata dallo stesso Petiot nel 1964.
Purtroppo alcune date non coincidono. Una versione data al 1939 la sua invenzione, da parte dell’attore George Jessel, a Palm Beach, (una altra storia dice che fu invece l’attore Roy Barton a idearlo negli anni 30), pare, “da prendere sempre con le pinze”, che il drink abbia preso il nome di B. Mary, perché i primi due clienti a cui venne preparato erano di Chicago, dove dissero che esisteva un Bar chiamato Bloody Bucket e a lavorarvi vi era una cameriera chiamata Mary, e da tutti sopranominata “Bloody Mary”. “Red Snapper”, invece fu il nome che si cercò di dare al Bloody Mary, presso il St. Regis Hotel, ma senza successo, (Petiot, arrivò al St. Regis nel 1934) dove pare il gin avesse avuto per un breve periodo il sopravvento sulla vodka, perché non ancora reperibile nel mercato Americano, tornò comunque ad essere chiamato Bloody Mary ufficialmente, quando la vodka fece la sua comparsa, e presso il Bar della King Cole Room, dell’Hotel St. Regis di New York nel 1934, il successo fu mondiale. L’intuizione di Fernand fu quella di speziare il drink, su sollecitazioni dei suoi clienti, che lo volevano sempre più condito. Nel 1964, Fernand rilasciò una intervista che chiarì, in parte, alcuni dubbi su questa controversa ricetta. Morì all’inizio di gennaio del 1974, all’età di 74 anni.
Petiot pare abbia servito tutti i presidenti degli Stati Uniti dal 1934 al 1966 ad eccezione di Lyndon B. Johnson, mentre il gangster Frank Costello era un suo regolare cliente.

I riferimenti storici
Ma veniamo al un primo documento storico, presente negli archivi del New York Herald Tribune. Il 2 dicembre 1939 il giornalista Lucius Beebe nella sua colonna scandalistica “This New York” pubblicò il primo riferimento a questo drink. L’articolo recitava testualmente “Il nuovo tonico di George Jessel, che sta ricevendo attenzione dagli editorialisti della città, è chiamato Bloody Mary: metà succo di pomodoro, metà vodka” Probabilmente il drink poteva esser nato alcuni anni prima, ma la notizia fu lanciata solo allora. E a confermare ciò, ci pensò lo stesso Pete nel 1964, in una intervista rilasciata al New York Magazine, le testuali parole di Pete furono “Io ho dato il via al Bloody Mary odierno," dichiara "George Jessel disse di averlo creato, ma non era altro che vodka e succo di pomodoro quando lo rilevai io. Io coprii il fondo dello shaker con quattro grosse prese di sale, due di pepe nero, due di pepe di cayenna e uno strato di salsa Worcestershire; quindi aggiungo una spruzzata di succo di limone e del ghiaccio tritato, verso due once di vodka (6 cl. circa) e due once di spesso succo di pomodoro, (6 cl.) scuoto nello shaker, filtro e verso. Noi serviamo da cento a centocinquanta Bloody Marys al giorno, qui nella King Cole Room e negli altri ristoranti e sale per banchetti dell’Hotel St. Regis." E dopo questa memorabile intervista- dichiarazione, documentata, in quanto è negli archivi della rivista, caddero le voci di invenzione nel 1921 a Parigi, anche perché nel primo libro dei cocktail pubblicato al New York Bar nel 1921, non vi è traccia del Bloody Mary, viene però confermata la complicità tra cliente e barman.
Per un certo periodo, nella metà degli anni 30, esattamente nel 1934, Petiot arrivò al St. Regis nel 1933, secondo il racconto di un Barman dell’Hotel, al cocktail venne dato il nome di Red Snapper, un modo elegante di definire il Bloody Mary, in quanto il linguaggio, non era dei più appropriati per l’epoca, il quale guadagnò popolarità proprio con questo nome in quel periodo, inoltre si introdusse la salsa di rafano, e il Tabasco fece la sua comparsa qualche anno dopo, quando divenne Bloody Mary a tutti gli effetti. Il periodo era a cavallo del proibizionismo, probabilmente perché la vodka era di difficile reperibilità, questa venne sostituita da Pete, con il Gin di più facile reperibilità, il nome, “Red Snapper” durò però per un breve periodo di tempo. Per quanto riguarda l’aggiunta della gamba di sedano, questo avvenne nel 1960, durante un party, presso la Pump Room, dell’Ambassador East Hotel di Chicago, per via di un ospite che per mescolarlo usò una gamba di sedano che i camerieri stavano servendo come appetizers, esiste anche una versione che dice, che la gamba di sedano nel succo di pomodoro era già usata negli anni 50.

La leggenda del nome
Ma veniamo al nome. Questo tra le diverse leggende, pare che derivi dalla famosa Regina d’Inghilterra Maria Tudor 1°, la quale per ripristinare il cattolicesimo nel Regno Unito, mandò a morte gli oppositori protestanti, tanto da guadagnarsi il nomignolo di “Maria la sanguinaria”. Tra le varie voci, addirittura si racconta, che l’ispirazione per questo drink sia giunto dalla famosa attrice dell’epoca, Mary Pickford, la quale già aveva un cocktail a lei dedicato, di colore rosso, a base di Rum, maraschino e granatina (nella revisione del 1960 l’Iba introdusse il succo d’ananas) Esiste anche una versione stile “ storie di fantasmi” raccontata nei campeggi americani, che narra di una ragazza di nome “Mary” che venne sepolta viva per errore, la quale lanciò una maledizione, e che nominandone 3 volte in uno specchio il nome “Bloody Mary” questa appaia nelle sembianze di una strega/assassina, e una volta evocata pare che non vi sia scampo. Ne fu persino fatto un film, il famoso “Urban legend 3”
Una altra fonte, adduce il nome a una cameriera di nome Mary, che lavorava in un bar di Chicago chiamato “Bucket of Blood”, e la ragazza era denominata proprio Bloody Mary. Questa versione la si attribuisce al fatto che due ospiti di Chicago, furono i primi ad avere servito un Bloody Mary da Petiot, e questi collegarono il colore del drink al nome del locale e della ragazza. Chissà quale sarà la vera versione.

La ricetta
A quanto pare dunque, la ricetta originale, prevedeva metà vodka e metà succo di pomodoro con una buona aggiunta di spezie. Importantissimo l’utilizzo giusto delle spezie in quanto queste determinano il vero gusto genuino del Bloody Mary.


Bloody Mary (ricetta originale di Ferdinand Petiot)
6 cl. di vodka
6 cl. di succo di pomodoro
4 prese di sale
2 prese di pepe nero
2 prese di pepe di cayenna
1 strato nel fondo del tumbler di Worcester sauce
1 spruzzata di succo di limone
ghiaccio tritato
Il tutto nello shaker viene agitato vigorosamente e servito nel tumbler senza ghiaccio

La ricetta Iba, ha invece rivisto e corretto la ricetta, negli anni 60 standardizzandola e aggiungendovi il Tabasco e il sale di sedano, togliendo il pepe di cayenna e diminuendo la dose della vodka, aumentando quella del pomodoro, dando due possibilità di preparazione quella mescolata nel mixing glass o direttamente nel bicchiere, eliminando del tutto la tecnica shakerata, realizzando di fatto una ricetta completamente diversa. Vale la pena provarle nelle due versioni per esprimere poi un giudizio di valutazione. Ben venga una revisione del ricettario Iba, se ripristinerà molte ricette come erano state composte dagli autori in origine. Il mondo del bartending ci guadagnerà.

Bloody Mary (Ricetta Iba revisionata nel 2004)
4,5 cl. Vodka
1,5 cl. succo di limone fresco
9,0 cl. succo di pomodoro
Sale di sedano, pepe, gocce di tabasco, Worcester sauce.
Preparato nel tumbler alto con ghiaccio, servito con gambo di sedano e fettina di limone facoltativa
La ricetta del Bloody Mary classico

Le variazioni
Negli anni molte sono state le variazioni nate, a seguito di una ricetta così popolare. Sicuramente una delle più famose è nata in Canada dove oggi è molto più richiesta e famosa del Bloody Mary stesso il “Ceaser” inventato nel 1969 dal barman Walter Chell all’Owl’s Nest bar di Calgary, per accompagnare l’apertura di un nuovo ristorante. Nella sua versione originale questo drink conteneva purè di vongole (vongole frullate) mescolato con il succo di pomodoro, e gli altri ingredienti del Bloody Mary. Dall’anno dopo però, arrivò sul mercato un brodo già pronto di vongole, messo a punto dall’azienda Mott, con l’assistenza del barman Walter Chell, oggi l’azienda di proprietà della Cadbury Schweppes Americas Beverages, una vecchia azienda di New York produttrice di succhi e beverages per il bar, fondata da Samuel R. Mott nel 1842, produce dal 2002 pre miscelati per cocktail Bloody Ceaser. Variazioni della ricetta, possono avere aggiunte di sostanze quali il wasabi, il pepe di cayenna, il rafano, o il succo di limone al posto del lime. Il drink può essere guarnito con cetrioli all’aneto. A volte un gambero è usato pure come guarnizione, oppure la pancetta croccante

Il contributo del cinema, della canzone e della letteratura
Se molti cocktail sono diventati famosi grazie a più o meno noti viaggiatori, il Bloody Mary è stato uno di quei cocktail che deve la sua fama internazionale, e notorietà popolare, anche grazie a film del grande schermo e telefilm televisivi molto noti al grande pubblico, e ad alcune canzoni.
Nel film del 2001 “ I Tenebaum” Richie Tenebaum, interpretato da Luke Wilson, beve frequentemente il Bloody Mary.
Nella Sit-com molto nota in Italia negli anni 80 “ I Jefferson” la mamma Louise beve regolarmente il Bloody Mary.
Nel romanzo “Il diario di Bridget Jones” Bridget e le sue amiche, hanno una ossessione per il Bloody Mary pomeridiano.
Nella Sit-com “ Ugly Betty” il Bloody Mary viene offerto dalla signora Claire Meade a Betty, dopo avergli confessato di aver ucciso l’amante.
Nel film “Johnny English” il Bloody Mary non troppo speziato, viene richiesto a Pascal Sauvage dall’agente Johnny.
Nel film “Miami supercops” l’agente Steve Forrest (Bud Spencer) ordina un Bloody Mary, chiamandolo erroneamente Bionda Mary.
Nella canzone “Romantico a Milano” dei Baustelle, il romantico protagonista scola quasi centomila amari e Bloody Mary.

La ricetta originale del Ceaser o Bloody Ceaser o Clammy Mary

15 cl. di clamato juice (pomodoro e brodo di vongole)
4,5 cl. di Vodka
2 spruzzi di Tabasco
2 spruzzi di Worcester sauce
Sale di sedano
Pepe macinato fresco
Succo di lime
1 gambo di sedano

Sono nate moltissime versioni del Bloody Mary negli anni, da alcoliche ad analcoliche, vediamo le più significative.

Virgin Mary detto anche Bloody Shame in Australia
E’ un Bloody Mary a cui viene tolta la Vodka
Bloody Demitri
Si condisce con Demitri ’s Bloody Mary seasoning (presente negli Stati Uniti) guarnire con peperoni sott’aceto e bacon croccante
Ruddy Mary o Red Snapper o Bloody Margareth
Con gin al posto della vodka
Michelada Clememntina o Chelada
Al posto della vodka viene usata la birra messicana
Bloody Geisha
Sake al posto della vodka
Brown Mary o Whiskey Maria
Whiskey Americano al posto della vodka
Bloody Molly
Con whiskey Irlandese al posto della vodka
Bloody Scotsman
Con whisky Scozzese al posto della vodka
Bloody Maria o Bloody Rita
Tequila al posto della vodka
Bloody Pirate
Rum scuro al posto della vodka
Bloody Bishop
Sherry al posto della vodka
Red eye o Calgary Red eye
Solitamente 50% birra e 50% succo di pomodoro
Bloody Bull (nato a New Orleans, è servito presso la catena di ristoranti Brennan’s)
Brodo di carne e succo di pomodoro
Bull Shoot
Con brodo di carne al posto del succo di pomodoro. E’ diventato ricetta Iba.
Bloody Eight o Eight Ball
Il succo di pomodoro è sostituito dal V8 (succo di 8 verdure tra cui il pomodoro)
Frozen Bloody Mary
Preparato nel blender con ghiaccio
Flaming Bloody Mary
Una piccola quantità di Rum 151 (o alcol etilico) viene fatto galleggiare in alto e incendiato. Ideale per momenti freddi
Flaming, Frozen Bloody Mary
L’unione dei due cocktail precedenti
Bloodless Mary
Senza succo di pomodoro, solo vodka e condimento
Bloody Fairy
Con assenzio al posto della vodka
Bloody Maro
Con Cacahaca al posto della vodka
Bloody Maureen
Birra Guinnes al posto della vodka


domenica 26 febbraio 2012

BARMAN. I FERRI DEL MESTIERE

Per preparare cocktails e drinks, anche a livello amatoriale, occorrono determinati utensili.

mixing glass. E' un grande contenitore in vetro usato per miscelare i vari ingredienti nei cocktails che non richiedono uno shakeraggio troppo energico (ad esempio il cocktail Martini)
shaker continentale. E' un contenitore in metallo a chiusura ermetica, e ne esistono di varie dimensioni. Di forma conica, è costituito da tre pezzi smontabili: i due tronchi del cilindro più un tappo.

boston skaker, o shaker americano. E' uno shaker formato da due pezzi conici: uno in vetro e l' altro in metallo, che si incastrano alla perfezione uno nell' altro per consentire una tenuta ermetica. La maggiorparte dei professionisti usa solo la parte in metallo per agitare i cocktails direttamente nel bicchiere di servizio (generalmente un tumbler alto). In questo modo si risparmia il tempo che occorrerebbe per versare il drink, ovviamente tale pratica è attuabile quando i cocktails prevedono di essere serviti con ghiaccio, altrimenti occorre versarli filtrando con un apposito strumento: lo strainer.


                                                     Attrezzatura indispensabile

strainer. Già citato, è un passino in acciai o inox che serve a travasare il cocktail dal mixing glass, o dal boston shaker, al bicchiere, trattenendo il ghiaccio ed eventuali semi di agrumi o frutta.

pinze. Indispensabili per prendere igienicamenti il ghiaccio (per il quale si possono usare anche palettecucchiai forati) o decorazioni commestibili a base di frutta(ad esempio la banale fetta d' arancia o di limone). Buona norma è tenere il ghiaccio a portata di mano in un apposito contenitore portaghiaccio, costituito da due pezzi: la parte interna è perforata in modo da far defluire l' acqua prodotta dallo scioglimento del ghiaccio.
misurino o coqteliere. Ormai poco usato, in quanto si usano i più pratici metal pours, ossia tappi dosatori che si applicano alle bottiglie e che permettono il dosaggio contando i secondi di mescita(versamento), è tuttavia amato dai barman classici. E' una sorta di portauovo (da qui il suo nome) in acciaio, formato da due tronchi conici cavi, uno della capienza di due cl, e l' altro di quattro cl.
coltello per agrumi. E' un coltello con punta biforcuta, che consente di tagliare la fetta di agrume e successivamente prenderla, infilzandola. Anche se non indispensabile, può essere utile e pratico avere un rigalimoni, un particolare attrezzo che consente di tagliare la scorza di limone in varie forme e dimensioni. Molto utile per quei cocktails che richiedono la spirale o la scorza di limone come decorazione.
grattuggia. per i drinks che richiedano spezie in polvere (ad esempio la noce moscata per l' Alexander). In realtà si usa ormai poco, preferendo acquistare le spezie già in polvere.

A completare l' attrezzatura abbiamo caraffe, metal pours(tappi dosatori) tritaghiaccio, blender (frullatore) coppette, stecchini, cannucce e contenitori di vari colori e dimensioni. Ed, ovviamente, non dovrebbero mai mancare bicchieri di varie forme, fra cui i principali sono: tumblers alti, old fashioned (o tumblers bassi), coppa e doppia coppa martini. Ma ai bicchieri, dedicheremo un articolo a parte, oltre ovviamente a descriverli man mano che presenteremo le varie ricette dei più svariati cocktails.
SANTE'!

BARMAN. I FERRI DEL MESTIERE

Per preparare cocktails e drinks, anche a livello amatoriale, occorrono determinati utensili.

mixing glass. E' un grande contenitore in vetro usato per miscelare i vari ingredienti nei cocktails che non richiedono uno shakeraggio troppo energico (ad esempio il cocktail Martini)
shaker continentale. E' un contenitore in metallo a chiusura ermetica, e ne esistono di varie dimensioni. Di forma conica, è costituito da tre pezzi smontabili: i due tronchi del cilindro più un tappo.

boston skaker, o shaker americano. E' uno shaker formato da due pezzi conici: uno in vetro e l' altro in metallo, che si incastrano alla perfezione uno nell' altro per consentire una tenuta ermetica. La maggiorparte dei professionisti usa solo la parte in metallo per agitare i cocktails direttamente nel bicchiere di servizio (generalmente un tumbler alto). In questo modo si risparmia il tempo che occorrerebbe per versare il drink, ovviamente tale pratica è attuabile quando i cocktails prevedono di essere serviti con ghiaccio, altrimenti occorre versarli filtrando con un apposito strumento: lo strainer.


                                                     Attrezzatura indispensabile

strainer. Già citato, è un passino in acciai o inox che serve a travasare il cocktail dal mixing glass, o dal boston shaker, al bicchiere, trattenendo il ghiaccio ed eventuali semi di agrumi o frutta.

pinze. Indispensabili per prendere igienicamenti il ghiaccio (per il quale si possono usare anche palettecucchiai forati) o decorazioni commestibili a base di frutta(ad esempio la banale fetta d' arancia o di limone). Buona norma è tenere il ghiaccio a portata di mano in un apposito contenitore portaghiaccio, costituito da due pezzi: la parte interna è perforata in modo da far defluire l' acqua prodotta dallo scioglimento del ghiaccio.
misurino o coqteliere. Ormai poco usato, in quanto si usano i più pratici metal pours, ossia tappi dosatori che si applicano alle bottiglie e che permettono il dosaggio contando i secondi di mescita(versamento), è tuttavia amato dai barman classici. E' una sorta di portauovo (da qui il suo nome) in acciaio, formato da due tronchi conici cavi, uno della capienza di due cl, e l' altro di quattro cl.
coltello per agrumi. E' un coltello con punta biforcuta, che consente di tagliare la fetta di agrume e successivamente prenderla, infilzandola. Anche se non indispensabile, può essere utile e pratico avere un rigalimoni, un particolare attrezzo che consente di tagliare la scorza di limone in varie forme e dimensioni. Molto utile per quei cocktails che richiedono la spirale o la scorza di limone come decorazione.
grattuggia. per i drinks che richiedano spezie in polvere (ad esempio la noce moscata per l' Alexander). In realtà si usa ormai poco, preferendo acquistare le spezie già in polvere.

A completare l' attrezzatura abbiamo caraffe, metal pours(tappi dosatori) tritaghiaccio, blender (frullatore) coppette, stecchini, cannucce e contenitori di vari colori e dimensioni. Ed, ovviamente, non dovrebbero mai mancare bicchieri di varie forme, fra cui i principali sono: tumblers alti, old fashioned (o tumblers bassi), coppa e doppia coppa martini. Ma ai bicchieri, dedicheremo un articolo a parte, oltre ovviamente a descriverli man mano che presenteremo le varie ricette dei più svariati cocktails.
SANTE'!

giovedì 16 febbraio 2012

CHI E' (E CHI NON E') UN BARMAN

Pace a tutti.
Questo blog nasce per condividere il sapere e le esperienze che ho accumulato in 12 anni di professione.
Come avrete capito, sono un barman, ed dunque di argomenti inerenti al mondo del bar che tratteremo.

Questo blog si propone di essere utile ai professionisti, sia a quelli che sono già n avigati del mestiere che a coloro che cominciano adesso. Ma sarà utilissimo anche a chi non è un professionista del banco o della ristorazione in genere: qui potrà trovare tutte le ricette per ben figurare, che si decida di organizzare un cocktail party per molte persone, o semplicemente preparare un drink a regola d' arte per se stesso o per un ospite. E la signora che volesse preparare un pranzetto o una cenetta diversa dal solito? Nessun problema! Scriveremo anche tante ricette semplici e sfiziose, perchè, si sa, conviene sempre bere a stomaco pieno e, sopratutto, con moderazione!


Ma quello che mi preme di più promuovere con questo blog, è qualcosa che, purtroppo, manca troppo spesso nel mondo del lavoro, ed in particolare di questo lavoro: l' etica professionale.


Oggi viviamo in un mondo dove la parola d' ordine è diventata flessibilità. La flessibilità va benissimo. E' una garanzia di sopravvivenza in questi tempi dove più niente è sicuro, tantomeno il lavoro. Tutta via, troppo spesso flessibilità diventa improvvisazione. Quando ci si improvvisa qualcosa che non si è, non si fa quasi mai un buon lavoro. Nel mondo della ristorazione c' è tantissima improvvisazione. Fra i Barmens troviamo un altissimo numero di gente che si improvvisa tale.

Il barman è un professionista serio e preparato, o tale dovrebbe essere. Non tanto per il fatto di saper preparare un cocktail piacevole al gusto e ben dosato, fattore importante, certamente, dato che il cliente paga per bere bene. Ma la più grande responsabilità del barman, che troppo spesso non viene considerata, è l' avere fra le sue mani la salute del cliente! Proprio così! L' alcool è una sostanza psicotropa, e, come tutte le sostanze psicotrope, può agire da depredatore neuronale. Insomma, per dire quel che tutti sappiamo, l' alcool ubriaca. E già! Bella scoperta, mi direte! Ma quanti di noi, in tutta sincerità, quando ordiniamo un drink, ci chiediamo l' effettiva quantità di alcool che troveremo nel bicchiere? Sappiamo tutti che un' altissima percentuale di incidenti stradali è causata proprio dal goccio di troppo. Quanti di noi sanno che esiste un organismo internazionale, l' I.B.A. (International Bartending Association) che ogni anno stila una lista aggiornata dei cocktails internazionali? Vale a dire quei 65-70 cocktails di cui ogni barman che si rispetti deve conoscere a menadito gli ingredienti, il bicchiere in cui servirli e l' esatto dosaggio dei suddetti ingredienti. In soldoni, se io ordino un Negroni al bar sotto casa mia, deve (dovrebbe) essere preparato all' identico modo in cui lo preparerà un barman di Milano, Singapore, New York, Castiglioncello.....Per cui, se per esempio il mio drink preferito è una Pina Colada,  ed io so che nella pina colada vanno messe 5 parti di succo s' ananas, 3 di rum e 2 di latte di cocco, posso sapere quante ne posso reggere. Ma se un barman incompetente mi farà una pina colada con 5 parti di rum e 3 di succo d' ananas, a parte che avrà un sapore peggiore, io rischierei di essere alticcio già col primo bicchiere. Ciò sarebbe pericoloso se poi dovessi mettermi alla guida.

Ecco quindi spiegata l' importanza della competenza per un barman. Ovviamente, oltre a sapervi preparare un drink perfetto, il bravo barman saprà consigliarvi quando siete indecisi, ed eventualmente vi avvertirà (è suo dovere farlo!) se state bevendo troppo.

Purtroppo, di barman come Dio comanda, ce ne sono pochissimi. Un pò perchè si tende a pensare che sia un lavoro facile, che basta mettersi dietro al banco bar, con un foglietto con su scritto gli ingredienti dei drink più in voga, e chiunque possa farlo. Molti ragazzi cominciano a fare questo lavoro perchè cercano solo del divertimento, lavorando in locali trendy (chi ha più di 40 anni ricorderà il boom di nuovi barman negli anni '80, quando uscì quel film dove Tom Cruise interpretava un affascinante barman acrobatico) senza prima frequentare una scuola o fare un pò di apprendistato e non immaginando che il barman è vero, si diverte anche, ma a prezzo di duro lavoro!

Tanti gestori di locali, poi, sono i  primi a diffondere l' incompetenza. essendo essi stessi incompetenti. Spesso, infatti, chi ha un pò di soldi da investire e non ha nessun mestiere alle spalle, apre un bar o un locale da intrattenimento, o magari anche un ristorante, pensando che qualsiasi pincopallino possa gestirlo. Quando dovrà assumere un barman, preferirà prendere il ragazzino alle prime armi che si accontenta di pochi soldi piuttosto che un professionista. Capita così di entrare in locali stupendi, confortevoli ed alla moda, ma dove il personale lascia a desiderare (non è solo il barman a dover essere un buon professionista, difatti!).

In ultima analisi, la diffusione del pressappochismo e dell' incompetenza nel mondo del bere miscelato è provocata anche dai clienti. O perlomeno da una certa tipologia.
Il cliente medio del sabato sera ricerca l' ubriachezza. E' il fenomeno del binge drinking: tracannare qualsiasi cosa abbia un elevato grado alcoolico con il preciso intento di sbomballarsi. Così, il povero barman che ha preparato un drink perfettamente dosato, si vede magari ritornare indietro il cliente che gli chiede: " Ci metti un altro pò di alcool?"
Oppure si lascia incantare da una ragazza disinibita e procace, e poco importa se poi il suo drink fa schifo.
Naturalmente, è compito del bravo professionista educare i clienti a bere bene. Innanzitutto bisogna sconsigliare di ubriacarsi, ma, se proprio uno vuole farlo, allora è forse meglio se si ubriaca di birra o di liquore a buon mercato: il cocktail non serve per ubriacarsi. Il cocktail va degustato.

Insomma, L' intento di questo blog sarà proprio questo: consigliare, proporre, condividere, ma sopratutto, educare al buon bere e smascherare i truffatori che si improvvisano barman giocando con la nostra salute!
E allora.....Cin Cin!!

CHI E' (E CHI NON E') UN BARMAN

Pace a tutti.
Questo blog nasce per condividere il sapere e le esperienze che ho accumulato in 12 anni di professione.
Come avrete capito, sono un barman, ed dunque di argomenti inerenti al mondo del bar che tratteremo.

Questo blog si propone di essere utile ai professionisti, sia a quelli che sono già n avigati del mestiere che a coloro che cominciano adesso. Ma sarà utilissimo anche a chi non è un professionista del banco o della ristorazione in genere: qui potrà trovare tutte le ricette per ben figurare, che si decida di organizzare un cocktail party per molte persone, o semplicemente preparare un drink a regola d' arte per se stesso o per un ospite. E la signora che volesse preparare un pranzetto o una cenetta diversa dal solito? Nessun problema! Scriveremo anche tante ricette semplici e sfiziose, perchè, si sa, conviene sempre bere a stomaco pieno e, sopratutto, con moderazione!


Ma quello che mi preme di più promuovere con questo blog, è qualcosa che, purtroppo, manca troppo spesso nel mondo del lavoro, ed in particolare di questo lavoro: l' etica professionale.


Oggi viviamo in un mondo dove la parola d' ordine è diventata flessibilità. La flessibilità va benissimo. E' una garanzia di sopravvivenza in questi tempi dove più niente è sicuro, tantomeno il lavoro. Tutta via, troppo spesso flessibilità diventa improvvisazione. Quando ci si improvvisa qualcosa che non si è, non si fa quasi mai un buon lavoro. Nel mondo della ristorazione c' è tantissima improvvisazione. Fra i Barmens troviamo un altissimo numero di gente che si improvvisa tale.

Il barman è un professionista serio e preparato, o tale dovrebbe essere. Non tanto per il fatto di saper preparare un cocktail piacevole al gusto e ben dosato, fattore importante, certamente, dato che il cliente paga per bere bene. Ma la più grande responsabilità del barman, che troppo spesso non viene considerata, è l' avere fra le sue mani la salute del cliente! Proprio così! L' alcool è una sostanza psicotropa, e, come tutte le sostanze psicotrope, può agire da depredatore neuronale. Insomma, per dire quel che tutti sappiamo, l' alcool ubriaca. E già! Bella scoperta, mi direte! Ma quanti di noi, in tutta sincerità, quando ordiniamo un drink, ci chiediamo l' effettiva quantità di alcool che troveremo nel bicchiere? Sappiamo tutti che un' altissima percentuale di incidenti stradali è causata proprio dal goccio di troppo. Quanti di noi sanno che esiste un organismo internazionale, l' I.B.A. (International Bartending Association) che ogni anno stila una lista aggiornata dei cocktails internazionali? Vale a dire quei 65-70 cocktails di cui ogni barman che si rispetti deve conoscere a menadito gli ingredienti, il bicchiere in cui servirli e l' esatto dosaggio dei suddetti ingredienti. In soldoni, se io ordino un Negroni al bar sotto casa mia, deve (dovrebbe) essere preparato all' identico modo in cui lo preparerà un barman di Milano, Singapore, New York, Castiglioncello.....Per cui, se per esempio il mio drink preferito è una Pina Colada,  ed io so che nella pina colada vanno messe 5 parti di succo s' ananas, 3 di rum e 2 di latte di cocco, posso sapere quante ne posso reggere. Ma se un barman incompetente mi farà una pina colada con 5 parti di rum e 3 di succo d' ananas, a parte che avrà un sapore peggiore, io rischierei di essere alticcio già col primo bicchiere. Ciò sarebbe pericoloso se poi dovessi mettermi alla guida.

Ecco quindi spiegata l' importanza della competenza per un barman. Ovviamente, oltre a sapervi preparare un drink perfetto, il bravo barman saprà consigliarvi quando siete indecisi, ed eventualmente vi avvertirà (è suo dovere farlo!) se state bevendo troppo.

Purtroppo, di barman come Dio comanda, ce ne sono pochissimi. Un pò perchè si tende a pensare che sia un lavoro facile, che basta mettersi dietro al banco bar, con un foglietto con su scritto gli ingredienti dei drink più in voga, e chiunque possa farlo. Molti ragazzi cominciano a fare questo lavoro perchè cercano solo del divertimento, lavorando in locali trendy (chi ha più di 40 anni ricorderà il boom di nuovi barman negli anni '80, quando uscì quel film dove Tom Cruise interpretava un affascinante barman acrobatico) senza prima frequentare una scuola o fare un pò di apprendistato e non immaginando che il barman è vero, si diverte anche, ma a prezzo di duro lavoro!

Tanti gestori di locali, poi, sono i  primi a diffondere l' incompetenza. essendo essi stessi incompetenti. Spesso, infatti, chi ha un pò di soldi da investire e non ha nessun mestiere alle spalle, apre un bar o un locale da intrattenimento, o magari anche un ristorante, pensando che qualsiasi pincopallino possa gestirlo. Quando dovrà assumere un barman, preferirà prendere il ragazzino alle prime armi che si accontenta di pochi soldi piuttosto che un professionista. Capita così di entrare in locali stupendi, confortevoli ed alla moda, ma dove il personale lascia a desiderare (non è solo il barman a dover essere un buon professionista, difatti!).

In ultima analisi, la diffusione del pressappochismo e dell' incompetenza nel mondo del bere miscelato è provocata anche dai clienti. O perlomeno da una certa tipologia.
Il cliente medio del sabato sera ricerca l' ubriachezza. E' il fenomeno del binge drinking: tracannare qualsiasi cosa abbia un elevato grado alcoolico con il preciso intento di sbomballarsi. Così, il povero barman che ha preparato un drink perfettamente dosato, si vede magari ritornare indietro il cliente che gli chiede: " Ci metti un altro pò di alcool?"
Oppure si lascia incantare da una ragazza disinibita e procace, e poco importa se poi il suo drink fa schifo.
Naturalmente, è compito del bravo professionista educare i clienti a bere bene. Innanzitutto bisogna sconsigliare di ubriacarsi, ma, se proprio uno vuole farlo, allora è forse meglio se si ubriaca di birra o di liquore a buon mercato: il cocktail non serve per ubriacarsi. Il cocktail va degustato.

Insomma, L' intento di questo blog sarà proprio questo: consigliare, proporre, condividere, ma sopratutto, educare al buon bere e smascherare i truffatori che si improvvisano barman giocando con la nostra salute!
E allora.....Cin Cin!!

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